
Un solitario rito, intimo, femminile. Una donna nuda porge le spalle al mondo. Quel mondo che da un giorno ad un altro l’ha travolta di esami, esiti, burocrazia, quel mondo che ha invaso la sua identità, che l’ha inserita in una categoria, che l’ha protocollata offrendole cure aggressive, quel mondo nel quale si è sentita oggetto e dal quale ha bisogno di allontanarsi per proteggersi, per conoscersi, per “riconoscersi” e tornare ad essere soggetto. Nuda, spogliata della propria identità, il corpo ferito. Un taglio netto. Il suo respiro è il respiro del giorno dopo. Her 2 positivo. Carcinoma mammario aggressivo. Her 2 positivo. Due volte donna. Due vite, due corpi, il prima e il dopo. Con lei due materie. Una forse perduta. L’altra appena incontrata. Una atavica, naturale, l’altra chimica, contemporanea. Il latte amputato. Il silicone accolto. Ora é tempo di donare la nudità a sé stessa. Di farne una messa, una liturgia di latte e silicone, è il tempo degli incantesimi, il tempo di una strega, il tempo delle stelle, degli dei, dell’arcaico. La sua voce interiore torna agli albori invocando proprio lui, Karkìnos, parlando ad Era, cercando Eracle. Preghiere astrali, siderali confessioni. Un risveglio senza vagiti. Un tempo scandito da gocce. Il tempo delle lacrime. Il tempo del latte. Il tempo di una rinascita. Partorire sé stessa, riaprirsi nuovamente al mondo. Her2 positivo. Scegliere se il più è una croce, o se è una somma, un regalo, una dote.
Non sono che una lacrima
in questo immenso spazio
quanto è bello e sacro
questo indicibile arcano
così buio e scuro
per dar valore alle stelle
ed io che son qui
nella radice terrena
io che son qui
tra protocolli in maceria
e statistiche in scadenza
io che son qui
vorrei essere una goccia
bianca, leggera, nutriente
di quella via macroscopica
di quella galassia che ci nutre
così da sgorgare brillante, eterea
dal seno di Era, nella bocca di Eracle.
