


SONO MORTA ANCHE IO
Testamento turchino
di una fetocchia d’eccezione
con
MARZIA ERCOLANI
ASSISTENTE ALLA REGIA
Luigi Acunzo
DRAMMATURGIA E REGIA
Marzia Ercolani
COLLABORAZIONE ARTISTICA
Fiora Blasi
Alessandra Cristiani
Elena Tenga
Maria Carolina Rossini
FOTO
Matteo Nardone
Carlotta Tucciarone
“Tutto l’amore che si era conquistato con tanta fatica
a prezzo di rinunciare ad esprimere se stesso
non riguardava affatto l’individuo che era in realtà.
L’ammirazione per la sua bellezza e
per le sue brillanti prestazioni era tributata
alla bellezza e alle prestazioni,
non al bambino reale”
Alice Milller
Non si può tirar su un bambino. Non è un edificio. Piuttosto è come un albero. Si può preparare il terreno, annaffiarlo, controllare che il sole raggiunga la pianta. Eppure l’educazione crea architetture di giardini borghesi o uccide foreste.
Sono nata strappando le viscere di mia madre oppure ancor prima? Come riconoscere il seme originario? Nei sogni forse. Dall’altra parte dello specchio. Nel tempo immobile delle fiabe, accolgo il sussurro di una voce interiore, di una Fetocchia. Bambola, bambina, donna. Un luogo onirico, una stanza dell'anima.
Quel pezzo di legno che grida “ahi” mentre viene scolpito, mi ha coinvolta in un sogno collodiano. Del famoso testo una sola frase, “Sono morta anche io”, prima battuta della bambina dai capelli turchini. La mia riflessione coinvolge l'educazione come forma di potere, la cultura di matrice cattolica, la realtà gerontocratica italiana, il paese dei balocchi, ossia il Teatro, il gioco, uccisi dalla società, Lucignolo, il cui vero nome è Romeo, fool shakespeariano, emblema dell’artista indipendente reietto. Rifletto sui padri che non sanno nuotare, sulle madri giudicanti, sul mondo artistico non riconosciuto, sulla scuola che non appassiona, sulla coscienza interiore che ripete all'inconscio le volontà del sistema. Quel burattino deposto sulla sedia cosa direbbe se potesse risvegliarsi? La drammaturgia procede per finestre poetico oniriche, non segue una logica narrativa. Un viaggio verso l’origine di se stessi, verso quell’istinto sgambettante, credulone, giocoso che viene dimenticato. Se tutti ne avessimo cura, saremmo adulti più veri”
Marzia Ercolani
“Il seme che siamo è l’unico valore di fede.
Se tutti fossimo credenti, non ci sarebbero più croci.”